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Lettera a Mentana: caro direttore ci ripensi. Quell’addio a Twitter è una resa ai violenti?

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mentanaCaro direttore Mentana,  il suo addio a Twitter, nell’epoca d’oro del social, ha fatto molto rumore. Anche perché, per farlo, ha approfittato del momento più critico per i cinguettii. Dopo l’allarme (e l’allarmismo) lanciato dal presidente della Camera Laura Boldrini, sembra che i media tradizionali si siano accorti che sul web c’è violenza verbale, insulti nascosti dall’anonimato, sberleffi feroci. Toh, vuoi vedere che la Rete è esattamente come la vita reale, e cioè una comunità di persone diverse, distinte e distanti, e che quindi anche lì è pieno di cretini?

Vede, direttore, lei è sempre stato un ottimo incassatore, anche perché la lingua tagliente la usa molto anche lei. E bene. E su Twitter ci stava in un modo molto interessante, per nulla autoreferenziale, molto aperto al dialogo. La sorpresa all’annuncio del suo addio, dunque, è stata ancora più grande. Perché? E perché adesso? Davvero serviva Laura Boldrini, che la rete evidentemente la conosce poco, per capire che la mamma dei cretini, anche virtuali, è sempre incinta?

Ci ripensi, direttore, perché mollando la presa ha solo fatto un favore a chi insulta, minaccia, provoca. Lei stesso ha sempre sostenuto che Twitter è libero. Punto. E che non c’è spazio per regole, censure o cani da guardia di varia natura. E ha convissuto con questa caratteristica per tanto tempo in modo egregio. Ora, invece, ha deciso di abbandonare un mezzo importante di confronto e dibattito con i suoi telespettatori solo per qualche ‘vaffa’ di troppo?

C’è qualcos’altro. Deve esserci qualcos’altro. Perché altrimenti non ci spiegheremmo come una persona come lei, che ha sempre cercato il confronto, anche serrato, abbia deciso di non starci più. Così facendo, lei delude chi fino a ieri l’ha seguita su Twitter. E, cosa ancora più grave, ringalluzzisce molti suoi, e nostri, colleghi, ultimi giapponesi della carta stampata, che un giorno sì e l’altro pure lanciano anatemi contro l’imbarbarimento della comunicazione per colpa dei social network.

La Rete non perdona, nel bene e nel male. Ma la Rete è soprattutto uno spazio aperto in cui confrontarsi e, perché no, anche litigare. E il suo apporto alla discussione si farà sentire. Di certo non avremo il problema di cercarla, visto che ormai è il maratoneta della tv. Ma lì, dietro la scrivania del TgLa7 o alla conduzione dell’ennesima maratona elettorale, non potremo ribattere e discutere con lei come facevamo su Twitter.

Ci ripensi, direttore. Noi la aspettiamo lì, armati di chiocciole e cancelletti, e solo di quelli, pronti a confrontarci di nuovo.


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